venerdì 2 gennaio 2015

BUON ANNO?? (lettera dal Panshir)

Lettera inviataci da Paola Carmignola, "veterana" di Emergency e del Gruppo di Treviso, che da due mesi circa lavora come infermiera presso il Centro Chirurgico e Centro di Maternità ad Anabah nella Valle del Panshir (Afghanistan).
Paola è alla sua quarta "missione" con Emergency.


BUON ANNO?

1 gennaio 2015, ospedale di Anabah. Giornata tranquilla, illuminata nelle ore centrali da un meraviglioso sole caldo. Nel pomeriggio ero in ufficio a finire di scambiarmi gli auguri con gli amici. 16.25: la radio inizia ad urlare “CODE 5 OPD, CODE 5 OPD, CODE 5 OPD”.
Da tutti i padiglioni dell'ospedale corrono come matti verso il pronto soccorso, per dare una mano. E intanto la radio “Falcon internal on his way”, “Falcon on call coming”, “Falcon anestesy coming”, correndo rispondo anch'io “Falcon 23 on her way”.
Per il paziente arrivato non c'era più nulla da fare, Wali, l'anestesista mi guarda scuotendo la testa, la corsa dell'ambulanza non è servita a nulla, ma non c'è tempo per dispiacersi... ne arriva un secondo, con entrambe le gambe steccate e fasciate. E' ipotermico, in shock, cominciamo a scoprire le ferite; lo sforzo di trattenersi nel vedere le ferite che ogni volta ti danno un secondo di vertigine. E' disumano vedere un uomo ridotto così. E' successo tante volte, ma non ti abitui mai. Ok respiro profondo... intanto cerchiamo di capire cos'è successo.
Telefono. Lella mi chiama chiedendo cos'è successo. Non lo so. Aspetta che chiedo. Fazlullah aiutami a tradurre.
Cos'è successo?
Esplosione di una mina. Non un attacco suicida?
No.
Dove?
Mahab (credo, ma non capisco bene)? E dov'è?
Estremo nord della provincia di Kapisa.
Ma quanti erano.
4.
E gli altri?
Uno trasferito è ancora al nostro FAP di Kapisa, forse lo mandano qui.
L'altro?
Ferite minori.
Grazie.
Nel frattempo abbiamo scoperto le ferite, per la gamba sinistra non c'è nulla da fare, per la destra, forse. Prepariamo la sala operatoria per l'amputazione della gamba sinistra.
Dobbiamo prendere un'altra vena.
Non ci risuciamo... il paziente è troppo, troppo ipotermico.
Dopo diversi tentativi riusciamo a prendere una vena centrale, comiciamo i liquidi caldi. Spremuti in vena.
Non respira più.
Intubiamo. Ambuuuu. Ventilaaaa. Ok respira spontaneamente.
Non sento più il battito.
Ok massaggio cardiaco. Adrenalinaaa! Quanta? 2 Fiale!
No aspetta. Ho il polso.
Troppo grave per andare in sala. Andiamo in ICU.
Emoglobina? 5. Clinicamente meno, secondo me. Chiediamo il sangue.
Coperta! Guanti di acqua calda... tanti. Dove? Inguini, ascelle, collo e addome.
Ok facciamo bicarbonati. Quanti? Cento intanto.
Temperatura? 90.7 °F. Ma quant'è in centigradi? 32. Mettiamo il sondino nasogastrico? Si. Lavaggio gastrico caldo? Certo! Acqua calda!!!
Il padre chiede di vederlo. Ok facciamolo entrare, solo 2 minuti. Piange disperato accompagnato dal nostro infermiere del FAP ed esce piegato in due dal dolore e dalla disperazione. Il terzo paziente? E' stato mandato a Kabul. Ah... ok... grazie.
Pressione? 45/20.
Vai col sangue! A che velocità? Con la sacca a pressione. VAI!
Bon la frequenza sta scendendo.
Finita la prima sacca, vai con la seconda.
Come sono le pupille? Ancora reagenti, andiamo avanti.
La saturazione? Non legge, il paziente è troppo freddo. Copertaaa!
Temperatura? 32.8°C. Ancora liquidi caldi!
Cazzo! Non respira più... Ventila!
Polso? C'è... molto flebile.
Pupille? Dilatate ma ancora reagenti. Andiamo avanti.
Ancora bicarbonati. Altri cento? Si.
Sta diventando bradicardico!
Ci guardiamo io e Anton.
Pupille? Dilatate e non reagiscono più.
Ci riguaridamo. Ok stop. NO! Cazzo!
Facciamo entrare i parenti e spieghiamo la situazione.
Il padre lo chiama, Jaweed, Jaweed, Jaweed jan (caro) poi scoppia in singhiozzi e lo bacia teneramente sulla guancia. Esce.
Entra il fratello... Singhiozza e basta.
Lo prepariamo per restituire il corpo alla famiglia.
Mi lavo le mani... esco, vedo il padre ancora ripiegato nel suo dolore. Bubakshid, mi dispiace, lui alza la testa e accenna un sorriso, tashakor (grazie). Grazie di cosa? Penso. Non ce l'abbiamo fatta! Esco e l'aria gelida della notte mi fa aprire gli occhi, vedo il fratello. Bubakshid. Tashwishnaku (non ti preoccupare), tashakor.
Vado in ufficio, già le 19.45. Mi accendo una sigaretta, fuori al freddo, guardo il cielo pieno di stelle... ma quando ci sarà un po' di pace per questo paese?
Paola
Infermiera Anabah Panshir

Nessun commento:

Posta un commento